Bionic Traveller
Viaggiare e scoprire posti nuovi è sempre stata una mia grande ambizione e passione. Vedere come vivono le persone nelle diverse culture, sperimentare nuovi stili di vita e di cucina mi incuriosisce moltissimo.
Dopo il mio incidente, ho trascorso molto tempo in ospedale, per più di un anno non ho potuto fare altro che fare il possibile per uscire dall’ospedale e tornare a camminare quanto prima e, quindi, a una vita più o meno normale. Ho dovuto reimparare a camminare da zero, non solo con la protesi, ma anche con la mia gamba ‘sana’ che cosi sana non è 😆 Ho impiegato ben sette anni a lasciare le stampelle e questo è stato possibile soprattutto grazie alla mia protesi bionica, con la quale cerco di spingermi sempre oltre esplorando questo bellissimo mondo 🌎.
Qualche volta, specialmente se sono su sentieri un pò impervi, mi accorgo che le persone che incrocio mi fissano per poi congratularsi per il mio spirito. A volte mi chiedono anche se ho bisogno di aiuto, e non mi vergogno di accettare. In qualche modo questo mi lusinga molto , ma allo stesso tempo penso a un mondo ideale in cui tutte le persone amputate abbiano la possibilità di fare lo stesso. Spero che questa iniquità possa presto cambiare, cercherò di dimostrare tutto quello che, nonostante la protesi e tutti i problemi che ne derivano, si può comunque fare. Non è facile, ci sono giorni dove ti senti al 110%, riesci a camminare più o meno senza problemi, e giorni dove fai fatica anche solo a metterti la protesi per le escoriazioni che si creano dove questa appoggia.
Tutti abbiamo paura, è lei che ci ferma ogni volta che vogliamo osare. E non c’è niente di male. Nel 2017 durante una trasferta in Messico per una gara, nel giorno libero prima del rientro, ne abbiamo approfittato per un giretto in un sito archeologico. Davanti a una piramide Maya, guardo in alto e sulla cima e vedo della gente sopra. Dentro di me ho pensato a quanto mi sarebbe piaciuto salire, ma senza grandi aspettative di successo. Nell’aspettare giù i miei compagni di squadra, ho pensato che non mi sarebbe più ricapitato. Ho quindi deciso di provarci lo stesso, immaginando come piano B di riscendere col sedere a terra. Piano piano, una volta in cima, la sensazione è stata bellissima e superava di gran lunga la fatica e la paura. E così ogni volta che arrivo davanti a qualcosa che mi impaurisce, penso a quella volta a Città del Messico e alla strada che ho fatto in questi anni e quindi ci provo. So che potrei sbagliare, potrei non farcela, ma se non si prova non si può mai sapere.
I viaggi che preferisco sono senza dubbio gli On The Road, perché credo sia il metodo migliore possibile per interpretare il viaggio combinando libertà e pianificazione. Attualmente ho visitato in questa ‘modalità’: USA Coast to Coast, Helsinki e laghi nei dintorni, la Ring Road in Islanda, Capo Nord e Isole Lofoten, e Giordania. Anche viaggiare con la nazionale di para Powerlifting mi ha dato la possibilità di vedere nuovi posti, ma ovviamente gli sportivi sanno che in queste circostanze non si riesce mai a vedere granchè. Le piccole parentesi di libertà ci hanno dato comunque la possibilità di vedere qualche chicca dei posti dov’eravamo, come Cardiff, Wroclaw, Berck sur Mer, Dubai, Astana, Kitakyushu, Nur Sultan, Eger, Tokyo, Rio de Janeiro, Città del Messico, Kuala Lumpur, Abuja e Tbilisi.